Ora che Ànemos c’è, è per me come se ci fosse sempre stato. E forse nel mio cuore è così.
Come vi ho detto sono figlia di una Riflessologa Plantare. Una giovane riflessologa che, all’età di 29 anni, decide di aprire il suo centro benessere, nel lontano 1985.Â
E lo apre proprio qui, in via XXV Aprile, a Lesmo. Accanto a sua sorella Rosanna, parrucchiera.Â
Tra preoccupazioni, prestiti, mutui e grandi sacrifici, le due sorelle avviano la loro attività .
Ma dopo solo un mese dall’apertura.... mia madre rimane incinta, della sottoscritta.Â
"Incosciente" fu quello che quasi tutti le dissero. "Hai appena aperto un’attività . Ti sei appena intestata un mutuo. E adesso come farai?"
Ma la vita è così: arriva e ti sorprende. Arriva nonostante tutto. Nonostante tutti progetti e le meticolose programmazioni. E forse in quella nuova vita si poteva già intravedere un destino. Perché io, in effetti, mi sono sempre sentita a casa in questo centro. Nonostante il tipo di giornata che potevo avere vissuto, appena mettevo piede qui dentro, venivo riempita da un’energia positiva.
Ma non era ancora il momento: dovevo proseguire la mia formazione, e accumulare ancora tante esperienze.Â
E poi un giorno, ad ottobre 2018, feci un sogno che mi colpì particolarmente. E mentre lo raccontavo... l’idea. Improvvisa. Chiara, lampante. Era già tutto molto nitido: il centro di mia zia (ormai in pensione) era sfitto da qualche anno, e forse stava aspettando me.
Avrei creato un centro di Psicologia e Psicosomatica. Avrei potuto creare un ponte tra la Psicoterapia e la Psicosomatica e lavorare in un luogo che ho sempre sentito mio. Avrei potuto riunire in un’unica "casa" discipline diverse, tutte guidate da un unico obiettivo: il benessere del paziente, l'unità di mente e corpo.
Avrei potuto collaborare con colleghe con le quali desideravo collaborare da anni e con le quali, in effetti, ho sempre sentito che avrei collaborato prima o poi.Â
Mi sembrava addirittura che questo progetto potesse riscattare il coraggio di mia madre, di fronte a tutti coloro che la giudicarono un’incosciente. Un po’ come a dire "Non solo ce l’ho fatta... ma ce l’abbiamo fatta insieme".Â
Con questo progetto tutto prese senso: presero senso i miei anni di studio, presero senso le mie passioni e tutti i corsi, così disparati, frequentati in questi anni. Presero senso le mie esperienze lavorative, così diverse fra loro. Prese senso e soprattutto valore anche la mia esperienza come coordinatrice (in cooperativa disabili), che ora mi sembra così preziosa e fondamentale, per supportare e coordinare un progetto come questo.
Â
Nella vita sono sempre stata attratta che quelle che vengono definite "concilience", ovvero dal far convergere diversi approcci verso un unico obiettivo;Â sono sempre stata attratta dal fatto che diverse discipline mi conducessero ad un'unica conclusione: l'interconnessione mente-corpo.
Ànemos è proprio questo: è una piazza centrale, dove confluiscono diverse vie;
è un punto in cui si condensano le mie diverse esperienze, e quelle altrui;
è un luogo in cui diverse discipline si incontrano e dialogano tra loro;
è un centro in cui diverse professioniste lavorano insieme per vedere il paziente come un'unità complessa, unica e irripetibile.